
Il team italiano era dedicato alla Sla. “Esiste in tutti noi – spiega Chiò – l’enzima Nox2 che ha la funzione di produrre ossigeno attivo nelle cellule. In alcuni funziona di più, in altri di meno e non ne conosciamo il motivo. Ma il fatto che funzioni di più o di meno ha particolare importanza in coloro che sono affetti da malattie neurodegenerative”. Il cuore della scoperta è aver individuato, sulla base dell’osservazione di 130 pazienti con Sla che, se
l’enzima Nox2 funziona tanto, la malattia peggiora e il decorso è più veloce. Se, al contrario, l’enzima è ridotto, la malattia va più a rilento”.
“L’attività dell’enzima – aggiunge Chiò – cambia da individuo a individuo e non ne conosciamo ancora le cause. D’altra parte per la cura a volte è più importante, anziché scoprire le cause di una malattia, capirne i meccanismi che la regolano e agire sui quei meccanismi”. La scoperta è importante “perché, per esempio, sarà inutile somministrare un farmaco che inibisce l’enzima Nox2 in persone che già lo hanno inibito di natura. Non esisterà mai una pillola magica per la guarigione,piuttosto un cocktail di farmaci, individuati e dosati sul profilo specifico del paziente”, conclude.
